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Le 10 lingue antiche mai decifrate: Liberus Linteus

Molte le biblioteche che narrano di antichi testi ritrovati che potrebbero svelare chissà quali segreti riferiti alla storia dell'uomo, ad avvenimenti rimasti nascosti nelle pieghe del tempo e dello spazio, a culture ormai scomparse e a verità e conoscenze perse nel secoli se non addirittura nei millenni. Affascinante argomento che stimola la fantasia e la curiosità di chiunque. Dieci sono gli esempi più lampanti di questa verità. Dieci antichi volumi potrebbero infatti contenere la chiave per comprendere civiltà scomparse e magari sconosciute. Testi che contengono lingue morte e, per ora, del tutto indecifrabili, che potrebbero spiegare segreti spirituali o raccontare di una normale serie di attività di ogni giorno, o citare pensieri astratti, idee personali o estremamente concreti. Tutto o il contrario di tutto. Molte delle lingue morte in cui sono scritti, probabilmente non saranno mai decifrate, ma in tutti i casi rappresentano testimonianze criptiche dell’enorme complessità dell’uomo che ha abitato il nostro pianeta e della nostra storia, conosciuta e/o sconosciuta.

10° Liberus Linteus

Liberus Linteus

Un volume non solo misterioso per la lingua che ne compone le pagine, ma perché le stesse sono fatte di lino, manufatto tangibile di una civiltà da tempo scomparsa. Non a caso la traduzione dal latino di liber linteus è "libro di lino". Il ritrovamento stesso poi ne accresce il mistero, se pensiamo che in origine costituiva la fasciatura di una mummia. Da qui il nome di "Mummia di Zagabria". La maggior parte degli scritti del Liber Linteus, rimossi appunto dalla mummia e poi raccolti in un libro nel XIX secolo, non possono essere tradotti poiché sono scritti in etrusco, lingua ancora avvolta dal mistero. Si tratta addirittura del testo più lungo mai scritto in questo criptico idioma, contando circa milleduecento parole. Appare costruito come un drappo, diviso in dodici quadranti, utilizzato probabilmente come calendario rituale. Il Liberus Linteus può essere consultato a Zagabria, in Croazia, nel locale museo archeologico.
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